Lo straordinario del Palio

Ecomuseo Siena
Per noi Senesi, per non parlare di noi Lecaioli, il Centenario della fine della Prima Guerra Mondiale ci riporta al Palio del 2 luglio 1919, quando viene ricordata senza trionfalismi nel drappellone (vinto dal Leocorno e per me tra i più belli, se non il più bello di tutti ): la spada è spezzata e volta in giù; la Nike innalza verso la Madonna di Provenzano una rama di ulivo, segno inequivocabile di quella pace tanto desiderata.
Altresì, sul palco delle comparse furono accolti invalidi e reduci ancora curati negli ospedali militari senesi, e in loro onore, su proposta del Lupaiolo Augusto Pacini, fu eseguita la sbandierata collettiva, rimasta poi a chiusura del Corteo Storico.
Lontano da Siena, non so quanti abbiano fatto riferimento – in questi giorni di discussioni – a quel Palio di luglio che tornava ad essere corso nella sua ordinarietà, mentre erano ancora vivi gli echi della guerra che il Papa di allora definì “un’inutile strage”. La memoria è corta e ai più è corsa all’ultimo Palio straordinario, quello del Duemila, sottolineando, quasi con nostalgia, che siamo stati diciott’anni senza. Capisco chi desidererebbe veder correre un Palio in più: pensate quanti pochi ormai restano da vedere a me.
Il Palio è straordinario in sé, nella sua liturgia e nella sua cadenza.
Ora, difendiamolo da noi stessi e da quanti vorrebbero tirarlo di qua e di là a loro piacimento.
Paolo Lombardi