E’ possibile inoltre accedere al video della presentazione di Elena Malaspina, per leggere i testi cateriniani citati e ammirare le immagini commentate:
Il primo incontro dei Mercoledì Cateriniani è stato di introduzione al Cinquantesimo anniversario dalla Dichiarazione di Santa Caterina da Siena Dottore della Chiesa Universale.
Le parole ‘dottore‘ e ‘dottrina‘ derivano dal verbo latino ‘doceo‘ che significa “insegno”.
All’epoca di Caterina la dimensione dell’essere dottore e di portare una dottrina sono legate alla responsabilità dell’insegnamento.
Nell’insegnamento è viva la relazione tra discepolo e maestro.
Le parole ‘discepolo‘ e ‘disciplina‘ derivano dal verbo latino ‘disco‘ che significa “imparo”.
All’epoca di Caterina il discepolo è ancora colui che impara, consapevole della responsabilità di insegnare ad altri quello che ha imparato.
Non c’è un immediato e magico stato di maestra in Caterina, ma il suo imparare è stato da sempre finalizzato ad insegnare.
Nell’antichità greca, era detto mathematikos chi impara in modo attivo, mostrandone l’effetto, cioè
l’insegnare
La Chiesa tutta si mette in ascolto dei suoi maestri. Quali maestri?
Non chi ha un titolo accademico
La Chiesa trova i suoi dottori tra i suoi santi. Si dichiara dottore chi è già è stato canonizzato.
Un santo viene dichiarato dottore
Si tratta di una dichiarazione, non della creazione di qualcosa di inedito
Il Magistero dichiara un santo dottore della Chiesa,
quando riconosce che la dottrina di quel santo è parte della vita della Chiesa,
è una eminens doctrina, perché opera come esemplificazione o esplicitazione della dottrina di Cristo.
La lettura del Dialogo in questi Mercoledì Cateriniani ci aiuterà a dare conferma di tutte le ragioni per le quali la dottrina di Caterina è eminens.
Ma la prima prima di tutte le ragioni è che Caterina trasmette sempre la dottrina imparata e assimilata da Cristo. Nel Dialogo tutte le occorrenze della parola ‘dottrina’ sono sempre in riferimento a Cristo, come si può verificare nel file sottostante:
Caterina non è sapiente secondo i criteri del mondo, ma questo non significa che non abbia una sapienza umana.
Nel Dialogo dimostra tutta la sua docilità all’ascolto della divina sapienza che le parlava e le insegnava a discernere tra la sapienza divina e quella umana.
Un invito a metterci alla scuola di Santa Caterina da Siena
Prima di ascoltare le parole di Santa Caterina, il tema “fragilità e missione” è stato introdotto attraverso le testimonianze di Jean Vanier – che nel 2018 ha compiuto 90 anni e ha imparato a vivere la propria fragilità della vecchiaia dalle varie fragilità delle persone accolte all’Arche – e di Benedetto XVI – che nel 1996, come Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, in una conferenza dal titolo “A immagine e somiglianza di Dio: Sempre? Il disagio della mente umana”, ha portato ragioni teologiche perché la Chiesa riconosca nei disabili mentali delle “immagini di Cristo da onorare, da rispettare, da aiutare nella misura del possibile, certamente, ma soprattutto, immagini di Cristo portatrici di un messaggio essenziale sulla verità dell’uomo. […] il nostro valore davanti a Dio non dipende né dall’intelligenza, né dalla stabilità del carattere, né dalla salute che ci permettono molteplici attività di generosità. Questi aspetti potrebbero sparire in ogni momento. Il nostro valore davanti a Dio dipende solamente dalla scelta che avremo fatto di amare il più possibile, di amare il più possibile nella verità”.
Tutto il programma dei Mercoledì Cateriniani 2019 è stato intessuto su una sorta di dialogo tra gli scritti di Santa Caterina e l’Esortazione Apostolica Gaudete et Exsultate di Papa Francesco. La pubblicazione dell’Esortazione Apostolica post-sinodale, Christus vivit, ha reso possibile arricchire le riflessioni su fragilità e missione di una luce pasquale. Inoltre, dato che i testi cateriniani che sono stati scelti per questo incontro provengono tutti da delle lettere condividono lo stesso stile sul quale è stata costruita la Christus vivit, come è precisato al n. 3: “A tutti i giovani cristiani scrivo con affetto questa Esortazione apostolica, vale a dire una lettera che richiama alcune convinzioni della nostra fede e, nello stesso tempo, incoraggia a crescere nella santità e nell’impegno per la propria vocazione”.
Il promotore provinciale delle Fraternite laiche domenicane della Provincia romana di Santa Caterina da Siena, fr. Antonio Cocolicchio OP, insieme con il Consiglio Provinciale, ha organizzato dal 30 novembre al 2 dicembre 2018 un incontro sulla Formazione dei Laici domenicani, al quale hanno partecipato i postulanti, i novizi e i professi delle fraternite della Provincia romana, arrivando a Roma, ospitati dalle Suore Domenicane di Santa Caterina da Siena, anche da Siena, Pisa, Prato, Pescara e Cagliari.
La dimensione provinciale è stata inclusa nella dimensione europea delle fraternite laiche, grazie alla presenza, nei tre giorni, di uno dei consiglieri responsabile dei paesi del sud dell’Europa, Maro Botica, venuto per l’occasione da Madrid.
La presenza e gli insegnamenti del Promotore Generale, fr. Rui Lopes OP, hanno fatto toccare con mano come la vita del laico domenicano sia incardinata spiritualmente e giuridicamente nell’Ordine dei Predicatori.
30 NOVEMBRE 2018
Il Presidente Provinciale, Massimiliano Zonza, e la responsabile provinciale della formazione, Anisoara Tatar, hanno accolto e accompagnato nelle rispettive camere tutti i partecipanti nel Convento delle Suore Domenicane di Santa Caterina da Siena, fra le quali sr. Amelia Grilli OP.
La Santa Messa celebrata da fr. Antonio Cocolicchio OP
Alcuni dei partecipanti
La prima cena insieme
ore 21: INTRODUZIONE di fr. Antonio Cocolicchio – Chi è il laico domenicano?
fr. Antonio Cocolicchio OP
Massimiliano Zonza
Anisoara Tatar
Maro Botica
alcuni dei laici in ascolto
tutti insieme per il canto del Salve Regina
1 e 2 DICEMBRE 2018
fr. Rui Carlos Antunes e Almeida Lopes OP Promotore generale del laicato domenicano
Come vivere la comunione fraterna,
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PARTECIPAZIONE: capacità di metterci a servizio degli altri per una costruzione comune.
SEMPLICITÀ: modalità di essere in mezzo agli altri, per collaborare allo stesso scopo.
CONSENSO: nella discussione la diversità di opinioni matura per arrivare al consenso di fraternita. Presa la decisione, nessuno ha più la sua opinione, perché si trasforma nella nostra opinione (Timothy Radcliffe).
GIUSTIZIA: concetto di giustizia come accoglienza nell’individualità di ciascuno. Nella diversità di bisogni il priore deve dare a ciascuno quello di cui ha bisogno e insegnare alla comunità al rispetto di ciascuno.
OBBEDIENZA: da obaudire è la capacità di ascolto reciproco. L’obbedienza non viene da un’imposizione, ma dalla comprensione di quello che è fatto per il bene comune.
LIBERTÀ: correlato all’obbedienza, non è cercare me stesso individualmente, ma fare quello che intelligenza e fede mi dicono di fare.
CONDIVIDERE: se non c’è condivisione, quando tutti ascoltano uno solo e nessuno tranne uno parla, si ha manipolazione: non è questa fraternita.
DECISIONE: le decisioni nascono dal consenso, ma ciascuno deve fare in modo che la decisione presa sia mantenuta.
ELEZIONE: il modo di eleggere e di essere eletti è segno di maturità. Nessuno si presenta come candidato, ma ciascuno deve essere pronto a svolgere l’ufficio per cui è eletto.
COMANDO: Il comando non è assoluto. Anche il Maestro dell’Ordine deve obbedire alle decisioni del Capitolo Generale. Il comando è sempre riferito alla comunità.