Cambiamento climatico: La sfida globale più
complessa nella storia dell'uomo
Joanne Cappa-Gunduz
Vice Capo Missione Ambasciata britannica presso la Santa
Sede
“Sei pollici
d’acqua è la differenza tra esistere e non esistere…Ad appena due metri sopra
il livello del mare, le Isole Marshall rischiano di scomparire tutte insieme”.
Questa è
stata la realtà presentata da Kathy Jetnil-Kijiner,
poeta ed attivista ambientale, successivamente alla sua persuasiva poesia alla
conferenza Laudato Sii lo scorso
luglio.
Dobbiamo adesso renderci
conto del fatto che il resto di noi non sia in una situazione migliore.
Quest’anno, centinaia di eventi climatici estremi – ondate di caldo da record,
inondazioni, siccità e tempeste – hanno riguardato centinaia di milioni di
persone in ogni area del mondo.
I rischi alla sicurezza
alimentare, di acqua e di energia significano che le nazioni più povere ne
saranno maggiormente colpite.
Dal 1850 la Terra ha avuto
un grado Celsius di surriscaldamento, ma questo potrebbe aumentare in modo
drammatico a 1,5 gradi Celsius nei prossimi dodici anni, e questo comporterebbe
un irreversibile scioglimento dei ghiacci, con come conseguenza un innalzamento
del livello dei mari – un disastro per gli abitanti delle isole Marshall e per
alter persone in situazioni come questa.
Oltre I 2 gradi Celsius di
surriscaldamento globale, può succedere di tutto. Tutte le barriere coralline
sarebbero morte, centinaia di milioni di abitanti del Pianeta soffrirebbero
molto di più rispetto a quando il surriscaldamento era intorno a 1,5 gradi
Celsius. E gli impatti sul mondo naturale, e conseguentemente sui vari
ecosistemi da cui le nostre vite dipendono, sarebbero inimmaginabili. Delle
ricerche scientifiche sostengono che questa situazione potrebbe presentarsi nei
prossimi dodici anni, e le proiezioni delle Nazioni Unite sostengono come, se
continuiamo di questo passo, all’uomo saranno necessarie due Terre per
mantenere questi livelli di consumo e crescita demografica.
Dobbiamo
agire ora per prevenire disastri in seguito.
Come
possiamo comportarci diversamente?
Le parole
profetiche di Papa Francesco da Laudato
Sii tornano in mente con enfasi: “Che tipo di mondo vogliamo lasciare a
coloro che verranno dopo di noi, ai bambini che ora stanno crescendo?”.
Sono
fondamentali nuovi approcci in politica, economia e nella società. Da una parte,
il cambiamento climatico è la sfida globale più complessa nella storia
dell’umanità. Dall’altra, è semplice: migliorando l’economia mondiale, si
affronterà il cambiamento climatico, rendendoci al tempo stesso più felici, in
salute e sani. Questa sembra una buona alternativa.
L’energia
alimentata a carbone contribuisce a circa 8 milioni di morti premature a
livello mondiale ogni anno. Avere energia, trasporti, agricoltura, industria meno
inquinanti e sostenibili significa avere un’energia meno costosa, maggiori e
migliori posti di lavoro, aria pulita, migliore salute e nutrizione, paesi e
città più vivibili, ed un ambiente naturale migliore. Il settore economico a
basse emissioni rappresenta importante campo d’innovazione, che cresce quattro
volte più velocemente del resto dell’economia.
Nel frattempo, dobbiamo
fare molto di più per sostenere i più poveri e vulnerabili del mondo, i quali
non sono responsabili; dobbiamo aiutare quei lavoratori che avranno bisogno di rinnovare
i vecchi impianti industriali, imparando dagli errori del passato.
Ognuno deve fare la propria
parte. I bambini stanno mostrando ai loro genitori il modo di riciclare ed
avere cura degli animali e dell’ambiente. Gli scienziati devono comunicare le
prove in modo efficace. I media devono riportare cosa sta succedendo, specialmente
nelle zone più povere del mondo. Il mondo del business deve riordinare i
processi di distribuzione, ed abbracciare un’economia circolare a bassi
sprechi. La società civile deve aiutare ogni comunità ad impegnarsi ed agire. I
governi devono creare le strutture che sostengano questi sforzi.
Il 26 novembre scorso,
abbiamo celebrato nel Regno Unito il decimo anniversario del “Climate Change Act” del 2008 – la prima legislazione sul
clima al mondo. Abbiamo ridotto le emissioni di carbonio pro capite, ed abbiamo
tenuto la prima giornata senza energia alimentata a carbone dal 1882.
Il Regno Unito vanta il
40% della capacità mondiale di energia eolica in mare. La nostra competenza in
un’ampia serie di ambiti significa che possiamo essere un centro verde globale.
Ma c’è ancora molto lavoro
da fare, sia a livello nazionale che coinvolgendo nazioni nel mondo.
La conferenza ONU COP24
sul cambiamento climatico in corso questa settimana in Polonia deve concordare un
unico “regolamento”, per consentire alle nazioni di misurare e monitorare le
loro azioni sul cambiamento climatico da qui in avanti; egli stati devono
impegnarsi ad aumentare ulteriormente le loro ambizioni.
Dobbiamo
essere onesti circa i danni che sono stati fatti, la portata e l’urgenza di
questa sfida. Ma dobbiamo anche avere l’energia per agire. Possiamo e dobbiamo
spostarci da un approccio che distrugge il nostro ecosistema, ad uno che lo faccia
crescere floridamente.
Il Cardinale Pietro
Parolin ha affermato al COP24: “Sappiamo cosa possiamo fare; cosa dobbiamo fare
diventa un imperativo etico. Questo ci obbliga a pensare seriamente al
significato degli investimenti finanziari ed economici, che devono essere
orientati verso settori che realmente interessano il futuro dell’umanità,
salvaguardando le condizioni di una vita degna su un pianeta sano”.